In questi giorni si è tenuto l'ottantesimo anniversario della nascita di Marina Popovich, ex colonnello delle Forze Aeree dell'ex Unione Sovietica, ingegnere e leggendario pilota colladuatore sovietico (107 record mondiali di volo su 40 tipi di velivoli). Nata il giorno 20 luglio 1931, è stata sposata con l'astronauta Papel Popovich, matrimonio poi finito con un divorzio.
E' sempre stata una battagliera in tema UFO, lottando strenuamente contro il muro di censura presente in quei determinati anni nell'ex Unione Sovietica. Tra l'altro, ha scritto alcuni libri sulla tematica tra cui "UFO sul pianeta Terra" pubblicato come prima edizione nel 2003 (ndr inedito in Italia).
Marina Popovich ha fatto parte della Commissione Studio Fenomeni Aerei Anomali presso la prestigiosa Accademia delle Scienze Russa.
Nel 1991 fece scalpore nell'opinione pubblica (ndr dichiarazioni oggi totalmente dimenticate) con delle affermazioni quanto meno intriganti. La Popovich ammise che "le Forze Aeree sovietiche e il KGB hanno a disposizione frammenti di cinque UFO precipitati. Il materiale è stato esaminato scientificamente e si è giunti alla conclusione che non potevano essere stati prodotti sulla Terra, utilizzando semplice tecnologia terrestre".
La Popovich, quindi, affermava che cinque UFO provenienti da altrove si erano schiantati sulla Terra e non erano di fabbricazione umana.
Inoltre, la Popovich elencava i cinque luoghi in cui si erano schiantati gli UFO: Tunguska (territorio di Krasnoyarsk), Novosibirsk, Tallinn (Estonia), Ordzhonikidze (Ossezia del Nord) e Dalnegorsk (territorio di Primorye).
Anche la pluri decorata aviatrice russa è stata testimone di avvistamenti di UFO. Tra cui ricorda quello accaduto nel 1983.
In quell'anno era in escursione sul Pamir con la figlia Oksana (all'epoca quindicenne). Mentre erano in quelle zone, Oksana urla: "Guarda, voltati!".
Sopra la gola di Varzob era presente un oggetto rotondo, stazionario, luminoso.
Andarono quindi nella direzione dell'oggetto. Una volta avvicinatesi videro che l'UFO aveva la forma di un classico "piatto", che in pochi secondi scomparve dietro ad una collina.
Traduzione, adattamento e sintesi a cura di Antonio De Comite
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